Torquato Tasso
Torquato Tasso (1544-1595) è un poeta epico italiano nato a Sorrento.
Anche suo padre Bernardo fu un poeta. Nel 1559 si trasferisce a Venezia. Studia legge all’Università di Padova, ma presto vi rinuncia e nel 1562 pubblica a soli 18 anni un poema epico cavalleresco “Rinaldo”.
Nel 1565 si trasferisce a Ferrara, al servizio del cardinale Luigi d’Este.
Dal 1570 viene ospitato dal duca Alfonso II a Ferrara. In questo periodo guadagna molta fama nell’ambiente di corte.
Nel 1573 scrive il dramma pastorale “Aminta”,mentre nel 1575 completa la stesura del suo capolavoro, il poema epico “La Gerusalemme liberata”. Il poema tratta della Prima Crociata.
Tuttavia, temendo che il contenuto de “La Gerusalemme liberata” fosse visto come eresia, ne modifica una parte. In seguito, soffre di disturbi mentali e il duca nel 1577 lo fa rinchiudere nell’ospedale di SantAnna, dove rimane per 7 anni.
Uscito dall’ospedale, gode della protezione di Vingenzo Gonzaga duca di Mantova, ma presto riprende a peregrinare per le città italiane, continuando a comporre.
Nel suo ultimo periodo di vita, Tasso viene invitato a Roma dal papa Clemente VIII per ricevere la laurea poetica, ma muore priva di riceverla a 51 anni nella Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo,
Fra le altre opere del Tasso, vi sono:”Discorsi dell’ arte poetica”,”Discorsi del poema eroico”,”Monte Oliveto”, “Lacrime di Cristo”,”Torrismondo”.
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi (1798-1837) nato a Recanati in una famiglia nobile, è un poeta, saggista, filosofo, e filologo italiano.
Leopardi è ritenuto il maggior poeta dell’Ottocento italiano e per la profondità della sua riflessione sull’esistenza, anche un eccellente filosofo.
Il fatto di essere stato continuamente tormentato dalle malattie, gli ha procurato una visione pessimistica della vita che ha influenzato la sua attività letteraria.
I suoi primi insegnanti sono ecclesiastici, poi studia come autodidatta nella grande biblioteca paterna.
Nel 1816 si ammala gravemente e compone la lirica “L’appressamento della morte”.
Dal luglio del 1817 il Leopardi inizia a compilare lo “Zibaldone” nel quale registra le sue svariate riflessioni, che porterà a termine nel 1832.
Nel 1819, dopo una grave malattia agli occhi è intenzionato a partire per Milano, ma suo padre glielo impedisce, allora compone gli idilli “L’infinito” e “La sera del dì di festa”.
Dal novembre del 1827 fino alla metà del 1828 vive a Pisa, la sua salute migliora e compone i canti il “Risorgimento” e “A Silvia”.
In seguito, le sue condizioni di salute peggiorano e ritorna a Recanati. Qui nell’arco di due anni compone le sue liriche più importanti, tra cui “Le ricordanze”, “Il sabato del villaggio”, “La quiete dopo la tempesta”, “Il passero solitario”, “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. Queste poesie, insieme ad “A Silvia” , vengono denominate dai critici “Grandi idilli”.
Nel settembre del 1833 parte per Napoli con l’amico Antonio Ranieri. Scrive “Pensieri”, una raccolta di aforismi.
Nel 1836 quando a Napoli si diffonde il colera, si reca a Torre del Greco. Qui compone le sue ultime poesie, “La ginestra o il fiore del deserto”e “Il tramonto della luna”.
Nel febbraio del 1837 ritorna a Napoli con il Ranieri, ma le sue condizioni si aggravano e il 14 giugno muore.
Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni è un poeta e scrittore italiano.
E’ nipote del filosofo illuminista Cesare Beccaria. Nasce in una nobile famiglia di Milano. Nel 1805 si reca a Parigi insieme alla madre , e lì subisce l’influenza di Voltaire e del letterato Fauriel.
Nel 1808 si sposa con la figlia di un banchiere di nome Enrichetta Blondel e con lei si converte al Cattolicesimo. La conversione dal Razionalismo Ateismo, si dice abbia determinato in seguito l’ attività e il pensiero di Manzoni.
Dal 1811 Manzoni vive tra Milano e Brusuglio (Brianza),soggiorna a Parigi tra il 1819 e il 1820.
Tra il 1812 e il 1815 Manzoni scrive i 5 “Inni sacri”: Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La passione, La Pentecoste. In questi canti il Manzoni esprime la sua profonda fede cristiana.
Nel 1819 pubblica “Il conte di Carmagnola”, la sua prima tragedia, che fu tradotta in francese da Fauriel.
Nel 1821 scrive l’ode “Il cinque Maggio” in cui compiange la morte di Napoleone e che fu tradotta in tedesco da Goethe.
Tra il 1820 e 1822 scrive la seconda tragedia, l’”Adelchi” che parla del principe Adechi del regno longobardo.
Il capolavoro del Manzoni è il romanzo storico “I promessi sposi”. Esso è uno dei romanzi rappresentativi della letteratura italiana del 19° secolo ed è considerato la più importante opera letteraria italiana.
“I promessi sposi” trattano le vicende della Lombardia durante la dominazione spagnola negli anni 1628-1630. I protagonisti sono i due fidanzati di nome Renzo e Lucia.
Nella sua prima edizione, il romanzo si intitola “Fermo e Lucia”.
La versione definitiva appare fra il 1840 e il 1842. Il Manzoni passa dal linguaggio variegato del romanzo “Fermo e Lucia”a quello basato sull’idioma toscano de “I promessi sposi”.
Nel 1860, quando viene fondato il nuovo Regno d’Italia, riceve la nomina a senatore.
Francesco Petrarca
Francesco Petrarca nasce il 20 luglio 1304 ad Arezzo, città a pochi chilometri di distanza da Firenze e muore nel 1374. La personalità del Petrarca è molto complessa: è diviso tra il misticismo medievale e il naturalismo del Rinascimento. Le sue opere più famose sono il Canzoniere, i Trionfi, e le composizioni in latino: L’Africa, il Bucolicum carmen, il De viris illustribus. Il Canzoniere è una raccolta di 300 sonetti e altre poesie che Petrarca scrive per Laura. L’amore del poeta per Laura è diverso da quello di Dante per Beatrice. La donna non è più un angelo, un mezzo per avvicinarsi a Dio, ma è una creatura carnale. L’amore del poeta è assolutamente umano. In quest’opera si trovano le poesie più belle del poeta. Nella poesia “Chiare fresche e dolci acque” viene esaltata la bellezza della natura, tema che diventerà importante in seguito soprattutto nel Rinascimento.
I Trionfi sono 6 e raccontano della lotta dell’uomo contro le passioni umane, la fugacità della vita umana. Le opere scritte in latino rappresentano l’amore del poeta per i tempi passati. Si può dire in qualche modo che Petrarca sia stato il precursore dell’Umanesimo per la sua attenzione alla ricerca di testi antichi come per esempio le opere di Cicerone, di Terenzio, ecc. e per la sua passione per la storia e la letteratura.
Dante Alighieri
Dante Alighieri nacque a Firenze nel maggio del 1265 ed è morto a Ravenna nel 1321. È uno degli scrittori più famosi della letteratura italiana. A nove anni incontrò Beatrice, la donna che avrebbe amato nella sua poesia e che diventa guida del poeta nella sua opera più famosa, la Divina Commedia. Trascorse molti anni in esilio e compose diverse opere. Scrisse la Vita Nuova che è la storia dell’amore di Dante per Beatrice dopo la morte della donna. Il suo modo di poetare dà inizio al “Dolce Stil Novo”. L’amore per la donna non è carnale, diventa tramite per raggiungere Dio. Dante scrisse in prosa volgare e in latino. Il De Vulgari Eloquentia è un trattato linguistico in latino in cui Dante affronta la questione della lingua. Secondo lui la letteratura deve essere scritta in un volgare illustre. In lingua volgare scrive anche la Divina Commedia divisa in tre parti: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Fu Boccaccio, commentando il capolavoro di Dante a definirla “divina”. Il titolo “commedia” indica che il contenuto ha un inizio triste e una fine lieta. La Divina Commedia consta di 14.233 versi ed è il viaggio fatto nel regno dei morti dal poeta. Nell’Inferno è accompagnato da Virgilio e nel Paradiso da Beatrice. L’Inferno è la cantica più interessante e drammatica perché sono raccontate le vicende di personaggi in preda alle loro passioni. Come nel Meifumado giapponese Dante, tra peccatori e demoni, si fa raccontare le loro storie. I personaggi più famosi sono Paolo e Francesca, una coppia di giovani amanti, Farinata, il Conte Ugolino.
La fortuna del testo dantesco si può vedere anche nel XXI secolo: il cantante Jovanotti usa il verso di Paolo e Francesca “Amor che a nullo amato amar perdona” nella sua canzone Serenata Rap.
Roberto Benigni ne ha recitato alcuni canti in piazza a Firenze nel luglio del 2006 con grande successo.