Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi (1798-1837) nato a Recanati in una famiglia nobile, è un poeta, saggista, filosofo, e filologo italiano.
Leopardi è ritenuto il maggior poeta dell’Ottocento italiano e per la profondità della sua riflessione sull’esistenza, anche un eccellente filosofo.
Il fatto di essere stato continuamente tormentato dalle malattie, gli ha procurato una visione pessimistica della vita che ha influenzato la sua attività letteraria.
I suoi primi insegnanti sono ecclesiastici, poi studia come autodidatta nella grande biblioteca paterna.
Nel 1816 si ammala gravemente e compone la lirica “L’appressamento della morte”.
Dal luglio del 1817 il Leopardi inizia a compilare lo “Zibaldone” nel quale registra le sue svariate riflessioni, che porterà a termine nel 1832.
Nel 1819, dopo una grave malattia agli occhi è intenzionato a partire per Milano, ma suo padre glielo impedisce, allora compone gli idilli “L’infinito” e “La sera del dì di festa”.
Dal novembre del 1827 fino alla metà del 1828 vive a Pisa, la sua salute migliora e compone i canti il “Risorgimento” e “A Silvia”.
In seguito, le sue condizioni di salute peggiorano e ritorna a Recanati. Qui nell’arco di due anni compone le sue liriche più importanti, tra cui “Le ricordanze”, “Il sabato del villaggio”, “La quiete dopo la tempesta”, “Il passero solitario”, “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. Queste poesie, insieme ad “A Silvia” , vengono denominate dai critici “Grandi idilli”.
Nel settembre del 1833 parte per Napoli con l’amico Antonio Ranieri. Scrive “Pensieri”, una raccolta di aforismi.
Nel 1836 quando a Napoli si diffonde il colera, si reca a Torre del Greco. Qui compone le sue ultime poesie, “La ginestra o il fiore del deserto”e “Il tramonto della luna”.
Nel febbraio del 1837 ritorna a Napoli con il Ranieri, ma le sue condizioni si aggravano e il 14 giugno muore.